Produrre contenuti è uno sforzo che richiede tempo e denaro. E, nonostante il nostro impegno, non sempre ciò che abbiamo pubblicato ha prodotto risultati.
Inoltre, in quasi tutti i blog del mondo, probabilmente anche nel tuo, sono presenti articoli vecchi, di eventi passati o magari di edizioni precedenti.
Ma perché lasciare questi contenuti al loro destino? Farlo vorrebbe dire buttare via tutto il lavoro svolto, che ci ha impegnato così tanto.
Vediamo, allora, come analizzare i contenuti del nostro sito, come trovare quelli sui quali intervenire e, soprattutto, cosa fare per far sì che tornino a portarci traffico e clienti!
Analisi e selezione contenuti su cui lavorare
L’analisi non può che prescindere da Google Analytics, che dobbiamo assolutamente aver installato con tutti i crismi nel nostro sito.
Infatti, un sistema di analitica ci potrà aiutare enormemente in questa analisi.
Apriamo, dunque, Google Analytics e andiamo a dare uno sguardo complessivo alle pagine del sito. Lo possiamo fare nella sezione “COMPORTAMENTO” > “Contenuti del sito” > “Tutte le pagine”.
Qui troveremo l’elenco di tutte le pagine del sito, ordinate per numero di visualizzazioni. Quasi certamente la pagina più vista sarà la home page, cui seguiranno via via tutte le altre. Per la nostra valutazione, che sarà piuttosto semplice, già solo questo report ci darà un bell’aiuto.
Ricordiamoci di selezionare nel calendario in alto a destra un periodo sufficientemente ampio, affinché la nostra analisi risulti sensata. Non lasciamo, perciò, una settimana, ma allarghiamo la forbice, pur senza esagerare, utilizzando il buon senso. Gli ultimi mesi potrebbero essere una buona scelta.
Per semplificarti il lavoro, abbiamo creato un semplicissimo file sui Fogli Google di Google Drive da scaricare. Lo abbiamo compilato con alcuni esempi esplicativi.
Si tratta di un file veramente piccolo e minimale, ma che potrebbe già darti un’idea di cosa scrivere ed in che modo farlo.
Per scaricarlo, clicca qui.
Una volta aperto, fai click su “File” > “Crea una copia…” per importarlo all’interno del tuo spazio Google Drive.
Se, invece, preferisci utilizzare Excel, puoi cliccare su “File” > “Scarica come” e selezionare il formato che preferisci. In pochissimi secondi, il file verrà scaricato sul tuo computer.
Contenuti con poco tempo di permanenza
Ordiniamo il report “Tutte le pagine” di Google Analytics in modo crescente per la voce “Tempo medio sulla pagina”, cliccando per due volte su questa voce. Guardiamo tutte le pagine con poco tempo di permanenza, ovvero i minuti/secondi che l’utente ha mediamente trascorso nella lettura. Segnamoci quelle con un dato negativo nel nostro file. Queste saranno quasi certamente pagine sulle quali c’è qualcosa da poter migliorare. O c’è un problema tecnico della pagina stessa, oppure ciò che c’è scritto è poco interessante o troppo breve.
Contenuti con alta frequenza di rimbalzo
La frequenza di rimbalzo è valore che indica a percentuale di visitatori che visitano una sola pagina del sito web in cui sono atterrati. Infatti, “rimbalzo” indica appunto questo: una persona che arriva sul sito e rimbalza subito via. Una percentuale elevata indica un alto numero di utenti che sono andati immediatamente via dalla pagina.
Clicchiamo anche in questo caso due volte su “Frequenza di rimbalzo” e appuntiamo nel solito file le pagine con le performance peggiori. In questo caso, non è detto che una pagina con tanti rimbalzi sia per forza di contenuto scadente. Ma vedremo meglio nelle prossime righe come affrontare questa tipologia di contenuto.
Contenuti con poca visibilità
In quasi tutti i blog sono presenti pagine abbandonate, che non ricevono visite o quasi. Per scoprire quali sono andiamo sul report “Pagine di destinazione”, sempre all’interno della sezione “COMPORTAMENTO” > “Contenuti del sito”.
Ordiniamo il report, cliccando “Sessioni”, per fare in modo che ci vengano mostrate tutte le pagine che hanno generato poche visite. Appuntiamoci anche queste.
Si tratta quasi certamente di pagine obsolete, con magari riferimenti ad eventi passati, per i quali non c’è ormai più alcun interesse.
Attenzione: se ci fossero pagine con 0 visite non riusciremmo a trovarle qua dentro. Per cui, dovremo anche dare un’occhiata direttamente al sito, controllando se esistano ahinoi pagine che non hanno generato alcuna visualizzazione.
Contenuti con alta percentuale di uscita
Si tratta di una statistica che è un po’ la sorella della frequenza di rimbalzo. La differenza è che queste saranno le pagine con le quali la sessione al nostro sito si conclude. Che tradotto, significa che l’utente arriva su questa pagina e ci abbandona. Starà a noi capirne il perché, cercando di limitare questo fenomeno.
Le troviamo nel report “Pagine di uscita”, anch’esso in “COMPORTAMENTO” > “Contenuti del sito”.
Più che il numero di uscite, però, a noi interessa la percentuale di uscite. Clicchiamo su “% uscita”, guardiamo le pagine con le percentuali più alte e scriviamo pure loro nel nostro file.
Contenuti vecchi
Questa è una operazione un po’ più manuale delle precedenti. Infatti, non possiamo avvalerci alcun tool, salvo il nostro cervello.
Andiamo sul nostro blog e scorriamo tutti gli articoli, appuntandoci tutti quelli relativi ad eventi passati, edizioni precedenti quella attuale, con orari vecchi e così via.
Ad esempio, un articolo dal titolo “Cosa fare a Ferragosto 2016” potrà rientrare a pieno titolo in questa categoria.
Fase operativa: sistemiamo i contenuti
Ora, finalmente, passiamo ai fatti! Gli elementi da controllare e sistemare si dividono in più operatività.
Rilettura e riscrittura
Prendiamo l’elenco con tutti i nostri contenuti “problematici” ed iniziamo, con pazienza, a rileggerli.
Si tratta di una operazione non rapidissima, ma che sicuramente ci porterà a dei risultati significativi. In ogni caso, ci costerà certamente meno tempo rileggere ed aggiustare un articolo, piuttosto che scriverne uno completamente da zero!
Rileggere gli articoli con lo sguardo odierno non solo ci potrà far accorgere di alcune correzioni da apportare alla forma ed allo stile, magari più in linea con il nostro taglio comunicativo, ma ci permetterà di notare alcune mancanze ed imperfezioni nel testo.
Correggiamo ed integriamo il contenuto del nostro articolo. Questa operazione ci permetterà quasi certamente di migliorare il tempo di permanenza.
Inoltre, potremo sistemare la categoria degli articoli vecchi. Se ci è possibile, modifichiamo il contenuto con i dati aggiornati, correggendo l’anno, gli orari, le informazioni utili, ecc…
Cosa fare, invece, se proprio non abbiamo alcune possibilità di aggiornamento? Magari l’articolo fa riferimento ad un evento unico e non più ripetuto. In questo caso, valutiamo almeno l’idea di inserire al suo interno una indicazione sulla non esistenza di edizioni successive, con eventuale link ad altri articoli ed eventi che lo hanno, almeno in parte, rimpiazzato.
Sistemazione SEO
È probabile che non tutti i nostri contenuti siano perfetti per quello che riguarda l’ottimizzazione per i motori di ricerca. Specialmente per quelli che hanno ricevuto poco traffico (Contenuti con poca visibilità). Diamo una controllata ai meta Title e Description e scriviamoli, se mancanti. Oppure, cerchiamo di sistemare quelli esistenti per far sì che siano più appetibili per Google e compagnia.
Nel caso avessimo bisogno di un aiuto in questo senso, la cosa migliore da fare è chiedere qualche informazione alla nostra web agency.
Inserimento di Chiamate all’azione
Qua andiamo a lavorare soprattutto sugli articoli e sui contenuti con alta frequenza di rimbalzo. In realtà questa operazione andrebbe fatta su tutte le pagine. Infatti, il nostro articolo potrebbe anche essere davvero eccellente e proprio perché risponde al 100% alle domande del lettore, questi, terminata la lettura, esce immediatamente dal sito. In questo caso, per far sì che l’utente non fruisca della lettura e basta, è buona norma aggiungere una chiamata all’azione.
Ovvero, una indicazione mirata a far compiere al lettore una azione, che nel nostro caso potrebbe essere “Iscriviti alla newsletter”, “Contattaci subito”, “Prenota ora” e così via. Questa chiamata all’azione cambierà a seconda di quello di cui stiamo trattando nell’articolo.
Invece, negli articoli dove è già presente una qualsiasi forma di chiamata, controlliamo che non sia troppo “debole” o poco visibile. Non dobbiamo assolutamente impedire la fruizione del contenuto, ma tuttavia questa “call to action” deve essere ben visibile. Pertanto è consigliabile l’utilizzo di pulsanti che risaltino, possibilmente in contrasto con i colori predominanti della pagina.
Controllo link
In alcuni articoli può capitate di inserire link a siti esterni o ad altri nostri contenuti (i cosiddetti link interni). Controlliamo che questi siano tutti funzionanti. Esistono dei tool gratuiti in grado di fare questo controllo in pochissimo tempo.
Sistemiamo quelli che non funzionano più e, se possibile, mandiamoli ad altri articoli del nostro blog sull’argomento. Così facendo, aumenteremo l’autorevolezza del nostro blog agli occhi di Google e miglioreremo tempi di lettura e frequenza di rimbalzo.
Riproposizione dei contenuti
Ora che i contenuti sono stati aggiornati, riutilizziamoli!
Abbiamo impegnato il nostro tempo nella loro sistemazione ed è doveroso far fruttare questo lavoro.
Per esempio, possiamo condividerli sulle nostre pagine Social o sulla nostra newsletter.
Ovviamente, anche lato motori di ricerca inizieremo ad ottenere dei risultati in termini di visibilità. Questo si vedrà più in là col tempo, perché tutte le attività di Content Marketing portano risultati più a lungo termine, piuttosto che nell’immediato.
Un piccolo sforzo in più…
Per far sì che Google si accorga delle modifiche più velocemente, potrebbe essere una buona idea segnalare le pagine aggiornate nella Google Search Console. Si tratta di una operazione semplice, ma poco conosciuta, soprattutto ai non addetti ai lavori.
Comunque anche se non fossimo in grado di eseguire quest’ultima operazione, nessuna paura! Google periodicamente scansiona il nostro sito e si renderà conto da solo delle modifiche apportate. Semplicemente, invece che recepirle in poche ore, impiegherà qualche giorno ad aggiornare i propri indici.
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